Pedalando per il Popolo Saharawi

Storia di un viaggio di solidarietà in bicicletta
Ottobre 2010/Febbraio 2011
8000 Km

venerdì 11 febbraio 2011

Un passaggio di frontiera a dir poco avventuroso

Cercando in internet informazioni per il viaggio mi ero imbattuto in un passaggio di frontiera che veniva spiegato con disegni fatti a mano. Difficile reperire informazioni dettagliate. Da subito mi aveva attirato un sacco l'idea di passare da un paese a un altro in un tratto in cui e' possibile solo a piedi o in bicicletta. Si parte da Villa O'Higgins insieme ad altri cicloviaggiatori tra i quali un trio catalano molto simpatico. 6 km di ripio per arrivare al porto da cui parte la barca che porta dall'altra parte del lago. Ci scarica a Candelario Mancilla tra gli sguardi incuriositi di tutti gli atri passeggeri che continueranno la navigazione verso il ghiacciaio. Li dovrebbero esserci i cavalli ad aspettarci. Si possono "affittare" per portare i bagagli, a suon di pesos cileni. Non ci sono, verremo a sapere che erano al camping da un paio di ciclisti nordici che viaggeranno piu' leggeri. Dal lago e' tutta salita su una sterrata al massimo della pendenza, con sassoni, buche e sabbia. Cominciamo a spingere, di pedalare non se ne parla neppure. Si viene superati da un paio di trekker. Dopo circa 3 km la pendenza diminuisce. Si riesce a pedalare ma e' dura, la salita continua incessante per una costa. Giriamo dietro la montagna e inizia il fango. La bici si pianta e sollevare 50 kg non e' un affare semplice. Il sentiero e' continuamente interrotto da tronchi caduti e da piccoli corsi d'acqua che vanno attraversati. Si arriva dopo circa 10 km a costeggiare una pista d'atterraggio che appare in disuso, giungendo alla fine a scoprire che un fiume taglia la strada e un ponticello instabile rimane alla destra e ci costringe a tornare indietro, entrare nell'aeroporto e perrcorrere la pista. Belli stanchi giungiamo alla fine della prima parte di 15 km dopo circa 3 ore e troviamo i 3 catalani seduti a mangiare prima del cartello "Benvenuti in Argentina". Da li in poi sono 7 Km in cui le condizioni se possibile peggiorano perche' il sentiero si fa piccolo, la bici passa appena e le borse strisciano contro rovi ed alberi. Fango in molti punti. Ogni metro e' sudato, le braccia fanno male a forza di spingere e sollevare la bici. Arriviamo ad un corso d'acqua in cui mi fermo a pensare come fare per passare, visto che i tronchi che fungerebbero da ponte sono piu' pericolosi che altro. Mi sto togliendo le scarpe per attarversarlo a piedi nudi quando Samanta mi dice "Guarda qua, cosa ci fanno 2 stivali di gomme qui?". Sono appoggiati di fianco a un tronco. Me li infilo e in pompa magna guado il corso con le 2 biciclette. La sfida e' dura, non so quante volte mi ricapitera' di fare un'esperienza di "ciclocross" con una bici con 5 borse.. mi piace spingere, godermi la fatica che mi fara' ricordare questo iorno come un'impresa. Sembra sempre che siamo alla fine ma un altro albero, qualche metro di fanfo da superare. Poi inizia la discesa, prima ripida nel bosco, poi il sentiero si "interra" e le borse fanno fatica a passare. Per farla al contrario bisognerebbe portare in alto prima le borse, scendere e risalire solo con la bici, ma in discesa alla fine si fa. Usciamo dal bosco dove ci aspetta una vista mozzafiato del Fitz Roy che sovrasta la Laguna de Desierto. Unico! Si intravese il porto in cui arriviamo verso le 18, mezz'ora prima della partenza della barca. I catalani sono gia' scalzi sdraiati all'ombra. Il regalo di oggi e' stato un giorno come se ne vedono pochi da queste parti. senza nuvole, azzurrissimo. La vista puo' spaziare indisturbata. Sbrighiamo le formalita' doganali e ufficialmente entriamo in Argentina. Si attraversa la Laguna del Desierto che e' uno splendido lago alimentato dalle acque del ghiacciaio. Il Fitz Roy ci osserva. La barca arriva alle 20. Che fare? I catalani trovano un passaggio in un pick up. Io prendo un passaggio solo in una cassa da morto. Per arrivare a El Chalten ci sono 37 km. Pare ci sia un camping al km 20 e che la strada, di ripio, sia abbastanza piana. Ci diamo dentro e verso le 21.20 siamo al camping, ma Samanta vuole arrivare assolutamente in citta'. Non sono molto d'accordo perche' arriveremmo con il buio e non abbiamo luci sufficienti per illuminare il cammino, ma niente, lei pedala e tocca seguirla. Arriviamo a El Chaltendopo 20 minuti di pedalata al buio alle 22.30. Troviamoun ostello e mentre si fa una doccia vado in bici in "paese" a comprare un paio di birre e una pizza per celebrare un giorno di quelli da raccontare.

Nessun commento:

Posta un commento