Finalmente è finito l'asfalto!! Non è che sono impazzito, ma la fine del bitume porta con sé la durezza del pedalare quotidiano ma dall'altra parte si apre ad un panorama favoloso. Lasciando Oruro ho preso la decisione di cambiare i pesi della bicicletta e di aumentare quello nelle borse davanti, su consiglio di Obes, in maniera da alleggerire dietro in previsione dei salti continui a cui sarà sottoposta la bici con le calaminas. Sono praticamente speedbrakers naturali, ravvicinati e continui che rendono in alcuni tratti impossibile pedalare. Dopo circa 60 Km assaporo la gioia della prima bucata! Ma non è un buco qualsiasi, monto su un mattone, di quelli che cadono dai camion e che il vento e le auto portano sul ciglio della strada, proprio dove corro io. Si apre uno squarcio nel copertone posteriore. La cemara d'aria è riparata, mentre il copertone lo sostituisco con quello di scorta e riparto fino a raggiungere velocemente Challapata. Il giorno seguente è da annoverarsi tra i belli del viaggio, specie dopo la fine dell'asfalto. Parto con l'idea di percorrere almeno 80 km e di dormire in tenda. Ho acqua e cibo a sufficienza, e non ho altro da chiedere se non gustarmi quello che i 5 sensi mi offriranno. Pedalo in mezzo a migliaia di lama e vigogne che compaiono continuamente. Il vento è presente ma accettabile e forma dei turbini che vorrebbero assomigliare a piccoli tornado di sabbia. Arrivo alla grande dopo molti saliscendi a qualche km da Tambo Tambillo e decido di meritarmi, dopo 92 Km un bel “refresco”. Ma dov'è il portafoglio?!??!?! Penso e ripenso a dove potrebbe essere e decido di tornare indietro fino all'ultimo punto in cui mi sono fermato a mangiare, 5-6 saliscendi fa. Nel tragitto mi dico che alla peggio perdo poco denaro (i pezzi grossi li tengo divisi dentro le borse) una carta di credito e soprattutto la patente. Ma dopo aver ritrovato la bici, il perno del portapacchi di dietro in Peru, vuoi che non ritrovo anche il portafoglio? Fortuna e determinazione mi ridanno il tutto che era scivolato dalla tasca della giacca quando mi ero seduto su un'altura. Con un sorriso a 100 denti ritorno a ripercorrere per la terza volta gli stessi 6 Km ma il regalo in arrivo è una bella tempesta di sabbia che rende a volte impossibile camminare (il vento è perfettamente contrario) e a volte anche solo vedere a 50 metri. Arrivo dopo tanta spinta al pueblito in cui mi ero fermato ma tutto è chiuso, il tempo fuori ha costretto in casa tutti, ma non un professore di scuola a cui mi avvicino con gli occhi semichiusi per riparami dalla sabbia. “Desculpe, puedo poner la carpa aqui acerca de la escuela?” “Claro, puedes ponerla aqui afuera que hay poco viento”. E' fatta!, rimango solo e trovo un posto alternativo. E' una casupola che funge da cucina per la scuola. Lo spazio dentro è perfetto per farci stare bicicletta e tenda e il forno è un ripiano perfetto per il fornello. Le operazioni di montaggio e cucina vengono osservate da una scolaretta che si era dimenticata il quaderno a scuola che si ritrova una curiosa novità davanti agli occhi. Prima che sia buio, è pronta la mia zuppa di vermicelli in cui immergo una empanada di formaggio, delizia! Completo la cena con una polpetta di mais con ripieno di riso e verdure ed una mela, poi metto in ordine e mi infilo nel sacco a pelo. Questa mattina la temperatura in tenda è di 3° e mi vesto al calduccio del sacco, esco con un bel sorriso e con calma smonto la tenda e preparo la bici. Mi aspettano “solo” 50 Km, i peggiori di questo viaggio boliviano. Stanno rifacendo la strada e molti tratti sono pietrosi, con calaminas onnipresenti. La bici sobbalza continuamente e la velocità diminuisce. Al lato della strada ci sono altre sterrate che si sono formate con il passaggio di auto e camion alal ricerca di alternative più praticabili. Quando riesco le imbocco, ma spesso finisco in mezzo alla sabbia, e spingere è faticoso sul serio. Dopo un'infinità di saliscendi e aver terminato l'acqua giungo a Salinas, meta di giornata, mi trovo da dormire, una doccia, pulisco gli ingranaggi della bici e faccio provviste in attesa della tappa più attesa. E ieri è sttato il giorno fatidico. Ho dormito poco perchè il pensiero andava sempre al Salar, alle tante volte che ho sognato di calpestare quei metri di sale. I primi 30 km sono un incanto. Viaggio da solo, intorno a me il nulla, davanti il vulcano Tunupa. Gli giro attorno, so che il Salar si trova ietro al vulcano ma la certezza della strda non l'ho mai. Mi fermo in un villaggetto in cui una signora un po' sorda mi conferma che la direzione è giusta. Comincio a salire spingendo sui pedali nei molti tratti di sabbia. Sono carico, non vedo l'ora di cominciare a vedere bianco. Il sentiero sin inerpica e mi trovo in uno scenario da mountain bike sul nostro appennino, solo con la bici carica. Ad una scuola di un villaggio sperduto mi fermo di nuovo a chiedere e vengo subito accerchiato da bimbi curiosi. Il maestro mi spiega per filo e per segno le possibilità che ho di visitare i luoghi a lui conosciuti, ed alla fine mi indica la strada da seguire. Con concitazione proseguo la salita fino a che non scorgo una linea bianca. Nuvole? Ma che nuvole, ci siamo. Mi si bagnano gli occhi, l'emozione è forte e mi si stampa sulla faccia un sorriso che non mi caverò più per tutto il giorno. Scendo a palla nel paesino a valle che attrverso in un attimo dirigendomi verso una striscia di terra che si immerge nel salar. Le piste si biforcano ma la mia è senz'altro quella dritta. Mangio una mela, inforco Bomba e mi lancio nella più bella incredibile pedalata della mia vita. Il Salar de Uyuni (o di Tunupa) è di un bianco accecante che si perde all'orizzonte, Intorno a me solo sale che si modella a formare esagoni. Impiego 2 ore per arrivare all'Isola di Incahuasi senza mai incrociare una macchina. Io e basta e mi sembra un sogno. All'Isola arrivano di continuo jeep da Uyuni piene di turisti che si cimentano in foto acrobatiche o in composizioni sfruttando la profondità del panorama. Come unico ciclista provoco la curiosità di un po' di gente che mi saluta, viene a fare 2 chiacchiere per sapere da dove vengo, che giro sto facendo, e stupendosi ad ogni risposta. Non essere vincolato a tour o a orari mi dà quella libertà di cui vado in cerca. Avrei voluto dormire in tenda, ma il ale è troppo duro e non ho nulla da mettere sotto la tenda che quindi ho paura si taglierebbe in piu' punti, e mi serve ancora parecchio. Mi faccio dare le chiavi del rifugio che ha una vetrata che spazia sul Salar, mi cambio e mi concedo una birra mentre osservo l'isola svuotarsi. Rimango solo io e qualche abitante del luogo che l'indomani riprnderà a vendere cibo e biglietti di ingresso all'isola. Unico inquilino mi faccio una passeggiata al tramonto sfidando un vento fortissimo che in questi giorni è sempre presente nel pomeriggio. Niente luce nel rifugio, mi godo dalla vetrata un cielo stellato illuminato da una luna quasi piena.
Stamattina alle 6 cominciano ad arrivare i primi turisti, io mi preparo e quando sto per partire... “gli occhiali?!? Porc!” Torno tra i cactus ma niente, forse mi sono caduti ieri sera, poco male, devo solo farmi qualche ora sul Salar con il sole che picchia da sopra e da sotto per riflesso... Mi incremo per bene, mi copro ogni parte del corpo e per ovviare alla mancanza degli occhiali creo una specie di berretto sotto al cappuccio della giacca. La pista è moto più scorervole di ieri e la velocità si mantiene sui 30 Km/h. Lo spettacolo è quello di ieri, ma tutto molto più aceccante :-) Alcune jeep si fermano per farmi una foto, un ragazzo corre per riuscire a farmi uno scatto anche lui, un gruppo di ragazze all'hotel de sal (fatto tutto di sale in mezzo al Salar) sono “impressed” quando dico loro che vengo da Lima. Insomma l'uomo in calzamaglia attira l'attenzione! Esco dal Salar con una scorciatoia consigliatami da una guida e di nuovo sabbia e calaminas che mi accompagneranno con continuità sicuramente fino alla fine del tragitto boliviano. Uyuni proprio non mi piace. L'idea era di fermarmi un giorno ma la sensazione non è quella giusta e domani si va. Sono stato al mercato a fare un po' di compere alimentari per rendermi indipendente per almeno un paio di giorni. Mi lascerò dunque alle spalle il Salar, un luogo che rimarrà scolpito nella mente per il resto della mia vita, soprattutto per come l'ho vissuto.
Per le foto cliccate a destra sulle foto. L'album e' Salar!!!!
Qua sotto un video di una pedalatina sul Salar...
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
gli occhiali, il portafoglio...io ce l'ho davanti agli acchi la scena di te che ti tocchi zona tasche e dici "ma dove l'ho messo?" e poi passi un quarto d'ora d'ansia infilando le mani ovunque....il solito!!!!;-)
RispondiEliminaGRANDISSIMO VEKKIIIIIOOOOOOOOOOOOOO!!!! sono troppo contento .... anche se in realta' visto le foto che alleghi le espressioni di gioia sul tuo volto(ma soprattutto quello che scrivi), sono un po' invidioso di non poter essere li con te a condividere questa esperienza meravigliosa!!! la strada da percorrere e i km che ti attendono sono molti....ma sono sicuro che tu non ti farai abbattere x nulla al mondo!!! stai andando alla grande, sono veramente contento per te!!! ciao Labi
RispondiEliminawouu che ficata tra foto e racconto! bellissimo.
RispondiElimina"il ragazzo in calzamaglia nell' hotel di sale in mezzo al lago..." sempre più surreale per non parlare del portafagli...ah ah vabbbhe! un po' di chiulo ci vuole! per gli occhiali l'hai messa bene comq... mi pare che potevano tornare utili!
ehi ciclista come farai adesso senza gli occhiali? a parte questo imprevisto ti vedo bene, abbronzato e in forma, continua cosi' che vai alla grande ciccio..
RispondiEliminaDiciamo che sono un po' pasticcione... Grandissimo vekkio, passano gli anni e le vite prendono strade diverse ma uno per l'altro ci siamo sempre! Il ragazzo in calzamaglia fara' impazzire l'Argentina!!!!!! Per gli occhiali ne ho di nuovi (2 euri) ma ora che scendo di quota mi interessa meno la qualita', c'ho il berretto :-)
RispondiEliminaImpresionante muy seco ese lugar. Un abrazo mi amigo. Desde Costa Rica. Marco.
RispondiElimina