Questa e' la prima vera Patagonia, quella che per tanti giorni ho cercato di immaginare per volarci almeno con la fantasia. La Carretera Austral, o Camino Austral, e' una strada per lo piu' sterrata che corre per 1200 km da Puerto Montt a Villa O'Higgins. Da subito mette a dura prova i miei polpacci nelle prime salitelle in cui le ruote slittano sulla sabbiolina. Fu fatta costruire dall'ultimo dittatore cileno con l'intento di poter meglio difendere il proprio territorio da un attacco da parte argentina. Prima della sua costruzione l'unica via di comunicazione era la nave che congiungeva decine di piccoli paesini sparpagliati su questa lunga lingua di terra. Qui verde e blu ti riempiono gli occhi. La Carretera si addentra in una foresta fittissima nella quale piccoli spiazzi sono stati creati a colpi di sega e machete per far pascolare qualche animale o costruire qualche casetta di legno. L'uomo da queste parti e' un essere piccolo. Guardandomi intorno, immerso nel verde, si capisce immediatamente quale sara' il tempo che mi accompagnera' in questa traversata. Finora la pioggia mi aveva sempre schivato (meno di 2 giorni in 3 mesi!!!!). Questa e' la parte del viaggio in cui "paghero' dazio", anche se in una certa misura mi piace vivere questo come gli altri posti godendo e subendo il clima a cui sono abituati gli abitanti. Qui nessuno fa caso alla pioggia, che arriva e se ne va anche 10 volte al giorno. Nemmeno si copre, e' un elemento che fa parte della quotidianita'. I piovaschi invece sono intensi ed e' meglio trovare un riparo. Me ne sono goduti una serie dalla camera dell'hospedaje familiar di Pichicolo in cui mi sono fermato mezz'ora prima che iniziasse a diluviare. Ha continuato a piovere ininterrottamente tutta la notte e la prima parte della mattina, tanto che mi ero rassegnato a passare qualche ora sotto la pioggia battente. Mi sono preso il tempo di cambiare le pastiglie dei freni davanti, riparare una camera d'aria, e quando faccio per ripartire il cielo e' diventato di un bell'azzurro dandomi giusto il tempo di arrivare a Hornopiren dove poi la pioggia ha ripreso. Baciato dalla fortuna o dalla clemenza di Giove? Anche qui mi sono trovato una stanza in un hospedaje familiar in cui sono alloggiati 4 lavoratori che vengono da Puerto Montt. Tutte le volte e' una scoperta vedere quando la porta della stanza si aprira', come sara', se ci sara' una TV a tenermi compagnia prima di dormire o se ci sara' un bel piumone caldo. La cucina poi e' un argomento a parte perche' quando la posso usare spesso lo faccio mentre la famiglia prepara da mangiare ed e' un po' come vivere per un attimo la vita di qualcun altro, immaginarsi una quotidianita' diversa ogni giorno, un po' come in Ferro 3 di Kim Ki Duk (da vedere!).
Il Camino Austral non e' continuo, la costa frastagliata, in questa parte costringe ancora ad usare quelle che qui chiamano "barcazas" e su una di quelle sono montato anch'io per arrivare a Chaiten, una citta' distrutta dalla spaventosa eruzione del vulcano il primo maggio 2008. La nave costeggia insenature sovrastate da colline verdissime dietro cui ogni tanto fanno capolino imponenti cime innevate. Questa e' zona di vulcani. La macchina fotografica e' di nuovo fuori uso, i ricordi qi questo tratto saranno legati alla mia memoria e alla capacita' che avra' il diario di stimolarla ad ogni futura rilettura.
Alla fine di questo post ho deciso di dedicare una parte a descrivere cosa e' successo a Chaiten e mi sono fermato in un giorno di pioggia per farmi raccontare la storia. Da Chaiten sono partito poi per percorrere gli ultimi 1000 km di Carretera e mi son trovato subito immerso in un ambiente in cui l'acqua e' l'elemento dominante. Ho pedalato tutto il giorno sotto l'acqua, dalle montagne un'nfinita' di cascate, le nevi generano fiumi, la natura e' rigogliosa e tutt'intorno a me ci sono foglie dalle dimensioni inusuali. Dopo 30 Km si interrompe l'asfalto ed inizia il cammino di terra, percorro un tratto in compagnia di un cileno che sta iniziando il suo viaggio ma il suo passo e' troppo lento e a un certo punto si ferma e io proseguo fino al ghiacciaio Yelcho che score dentro una gola. La vista e' impressionante. Mi fermo appoggio la bici vicino al camping e mi addentro per il sentiero per vaderlo un po' piu' da vicino. Scatto qualche foto col cellulare che mi sono ricordato di essermi portat dietro. La qualita' sara' pessima ma il ricordo rimarra'!. Arrivo a Villa Santa Lucia sotto l'acqua e trovo posto nell'unico hospedaje che scorgo in questo minuscolo pueblito. Il padrone e' un contadino che mi accende la stufetta a legna per asciugare i vestiti e mi da un bel thermos di acqua bollente con cui mi bevo un te caldo. Lui poi va nell'altra stanza in cui ci sono amici suoi che stanno bevendo un bel po' di bianco mentre parlano di donne. Dopo un'ora sparisce e quando passo di la ci sono 2 uomini che stanno dormendo seduti completamente ubriachi. Uno rimarra' li per 2 ore... Mi preparo un riso con un po' di dado e una mezza cipolla e poi guardo il telegiornale prima di dormire da una TV "usa e getta". Stamattina mi sveglio al freddo e con le idee chiare. il 25 Gennaio arrivera' Samanta per finire il viaggio come me e per aspettarla non c'e' tempo di andare a sud alle Torres del Paine in cui pare siano rimasti solo 2 turisti (due) a seguito dello sciopero e dei blocchi stradali dei manifestanti che protestano per un aumento del 17% della tariffa del gas. Sono partito per Futaleufu in una pedalata che mi ha ricordato le nostre malghe alpine e in cui l'acqua mi ha solo toccato ma non ha voluto infierire, e da domani sar' di nuovo Argentina, anche se solo per una settimana.
In questi giorni poi ho dovuto riparare nuovamente la tenda che non mi lascia del tutto tranquillo. Questa volta dovrebbe tenere, ho aggiunto un rinforzo fissato con fil di ferro e avvolto con nastro americano. Per non rischiare che mi crolli addosso mentre diluvia, cerchero' di dormire sempre al coperto, ove possibile lasciando la tenda per i tratti piu' isolati.Il palo si era rotto nella concitazione che mi era presa mentre montavo la tenda assalito da un centinaio di tafani. Volevo visitare il Parque Alerce Andino ma dentro la tenda, con i "mostri" la fuori mi sono detto che non mi sarei gustato un granche' il trekking e sono scappato piu' veloce che ho potuto dimenticandomi pure un paio di guanti. Anche alla coesistenza con queste bestiacce i locali sono abituati, e mentre pedalo in fretta e furia scorgo accovacciato in mezzo all'erba un signore che sta lavorando, ha un cappello sommerso di tafani e altri che gli ronzano intorno ma non fa una piega. Si fa veramente l'abitudine a tutto...
In questi giorni ho anche approfittato del tempo di attesa per la barca per un paio di interviste, la prima a Chiloe' e la seconda a Puerto Varas in cui ho trovato 2 giornaliste molto interessate. Con la seconda mi sono fermato circa un paio di ore. Continuava a farmi domande per capire bene dove fossero i campi profughi, la storia saharawi, il referendum... mi ha fatto molto piacere trovare tanto ineresse. Qualche giorno dopo la prima intervista porto la bici da un eccanico per sostituire il filo cel cambio e mentre aspetto vedo un signore che mi guarda, sposta lo sguardo sul giornale che tiene in mano e indica me e la bici. Sta leggendo l'articolo del giornale di Chiloe' in cui ci sono io fotografato! (link 1 e link 2) A volte capitano certe coincidenze.... E cosi' ho passato un momento di celebrita' che mi ha permezo di parlare del viaggio e di sahara anche al pubblico dell'officina.
DIARIO DA CHAITEN
"Un gigante dormido observaba desde epocas milenarias como el hombre sueña... el hombre al fin comprende que nunca estuvo completamente solo"
M. Valdes
Fuori piove e il cielo per oggi non da' speranza. Il vento sbatte le gocce sulle finestre e ora sono rimasto solo nell'hospedaje. Turisti e lavoratori a poco a poco hanno consumato la loro colazione e preso la propria strada. Questo viaggio e' a suo modo una sfida che mi spinge continuamente a terminarlo. Ci sono pero' momenti in cui ha senso fermarsi, luoghi che hanno una storia da scoprire e da raccontare. Chaiten e' uno di questi e in una giornata piovosa, seduto di fianco al camino acceso, mi va di raccontarla.
Ieri sulla barca quando e' aparsa la citta' sono cominciate le domande "E' quello il vulcano?", "Ci sara' da dormire in citta'?". Il primo maggio 2008 il vulcano Chaiten ha deciso che dopo 300 anni di silenzio era giunto il momento di svegliarsi. Per lo meno ha "avvisato" dando tempo alle autorita' di evacuare la zona una settimana prima. In un libro di fotografie che sto sfogliando sono ripresi i momenti in cui la gente abbandona le proprie case, i propri ricordi e gli sforzi di una vita. La citta' disabitata e' stata letteralmente ricoperta di cenere vulcanica. Dopo una settimana l'eruzione ha cominciato ad attenuarsi fino a placare la sua forza lasciando sotto di se' una citta' fantasma. Ma non era finita qui, 20 giorni dopo l'inizio dell'eruzione e' cominciato a piovere incessantemente. La pioggia battente ha ingrossato il letto del fiume che correva dietro alla citta'. Il fiume ha iniziato a trasportare la cenere, pietre, tronchi e ad ammassarli fino a che non lo han obbligato a deviare il proprio corso nel centro di Chaiten, li dove gia' scorreva anticamente prima che l'uomo decidesse di cambiarne il corso per poter costruire case. Per i successivi 2 mesi il governo cileno ha chiuso tutta l'area impedendo a chiunque l'accesso. Gli abitanti di Chaiten nel frattempo si erano sistemati nei paesi limitrofi. La sñora Lidia dell'Hospedaje dove mi trovo, per esempio ha iniziato una nuova vita a Palena a circa 80 km da qui. Ma con coraggio ha deciso di tornare e mi racconta dei fine settimana passati a spalare la cenere, a ricostruire tutto. Dopo l'eruzione una parte degli abitanti si e' trovata a lottare contro il governo che aveva deciso che la ricostruzione della cita' avvenisse in un luogo ritenuto piu' sicuro. Santa Barbara e' il nome di questo posto. Questi abitanti hanno resistito, hanno voluto "il ritorno". Delle 6000 persone che abitavano qui prima dell'eruzione, ora sono tornati in 400. Il governo precedente per incentivare l'abbandono della zona ha proposto l'acquisto delle case diroccate ai proprietari e in molti hanno accettato e difficlmente ora torneranno. Per quelli che invece insistono, hanno cominciato a pulire, salvato il salvabile e ricostruito le loro vite. Dopo 2 anni e mezzo sono ancora la maggior parte le case danneggiate, vuote, che recano ancora le insegne dei negozi, hospedajes, cabañas... Ma si vede e si "sente" che qualcosa sta rinascendo. Gruppi di operai sono al lavoro, l'ufficio del turismo offre informazioni sulle attrattive della zona, sulle camminate, i parchi nazionali, la carretera austral, le terme. La signora Lidia continua a raccontare e si dice soddisfatta del proprio lavoro. L'hospedaje che hanno ricostruito e' molto accogliente, caldo, frutto degli sforzi dei primi tempi quando l'elettricita' passava per un generatore che comprarono e a cui il cane mangio' i fili costringendoli a un secondo acquisto. L'acqua in un contenitore molto grande per iniziare a dare primi servizi. Sono poi arrivati i primi turisti attratti dalla curiosita' di vedere cosa era rimasto. Il vulcno se non altro, dopo aver causato tanti danni, forse ora per farsi perdonare diventera' il gioiello di punta del turismo in questa zona. L'acua e la luce tuttora sono razionate. La luce solo 3 ore, dalle 21 alle 24. Ma Lidia oggi e' molto piu' fiduciosa, il nuovo governo ha preso una posizione diversa dal precedente e pare intenzionato a far rimanere Chaiten come capitale della regione. Gli operai che stanno lavorando restituiranno in un mese la luce per tutto il giorno e acqua potabile dai rubinetti che non sia quella di alcuni pozzi. A quel punto secondo lei, altri decideranno di tornare e forse dalle ceneri rinascera' un popolo che ha saputo resistere alla natura.
Qualche foto dell'eruzione
http://www.repubblica.it/2006/12/gallerie/ambiente/cile-vulcano/9.html
Per tutte le foto, quelle ancora serie e quelle con il cellulare clicca sull'hombre amarillo
Mi verrebbe da dirti"ma sa fet!!!???preendi quella cazzo di bici e pedala, che hai tutto il tempo per andare a goderti il parco delle torri del paine, approfittane cristo!!!!!!"ma siccome ti conosco so che non faresti MAI qualcosa che qualcun'altro ti dice di fare....Le torri del paine rimarranno li e ogni cosa ha il suo momento!
RispondiEliminaehi sei proprio in pat-agonia, tra tafani, pioggia...etc..
RispondiEliminaqui tutto bene, ti stai perdendo le grasse risate che ci facciamo da queste parti (amare, non al mare, risate amare) anzi mi domandavo proprio se da quelle parti c'è qualche risonanza mediatica dello "sputtanamento" generale...
a presto, anzi prestissimo!
Saludos Marco.
RispondiEliminaUn abrazo desde Costa Rica. Marco.
Quando si parla di Italia in TV da queste parti e' sempre per in nano che va con le minorenni tra le risate dei locali. Cerco di spiegare che c'e' un Italia che si specchia nell'uomo piccolo, ma in realta' sto cercando di difendermi dalla vergogna di essere rappresentato da questa specie di subumano.
RispondiEliminaQuanto hai ragione fratello!!!
RispondiEliminaPurtroppo e' lo psiconano che ci rappresenta...e mi vergogno sempre di piu di essere italiana...tra il papa e il nano non si sa chi e' piu pedofilo!!! Porta pazienza